Il campo di Laterina

Il campo per internati civili ex fascisti
(1945 - 1946)

Dopo la fine della guerra, il campo dall’aprile 1945 fino al 1946 è ancora in funzione e diventa campo di internamento per civili P.M. 219: vi sono rinchiusi i fascisti catturati dopo la caduta del fascismo, sospettati di essere responsabili di crimini e militari della repubblica di Salò, in attesa che vengano accertate le loro responsabilità dalle commissioni di inchiesta.

Nell’ottobre 1945, viene chiuso il campo di internamento di Coltano vicino a Pisa e vengono trasferiti a Laterina 5.000 internati repubblichini. Il trasferimento di un numero così elevato di internati, anche se saranno liberati dopo pochi mesi, rende molto difficile la vita al campo sia per problemi igienici che di approvvigionamento. Il cibo è sempre scarso e i prigionieri sono spesso affamati in quanto le disposizioni relative all’amministrazione del Campo impartire dal Comando militare territoriale di Firenze, e poi dal 1° gennaio 1946 dal distretto militare di Arezzo, ordinavano di limitare al massimo le spese. Possono però contare sull’assistenza costante del preposto di Laterina don Ottavio Tinti e del cappellano del campo che li provvede di cibo e di tutto ciò di cui hanno bisogno tramite i soldi inviati dai familiari dei prigionieri.

Il preposto di Laterina riceve ordini dal vescovo di Arezzo e dalla Santa Sede di mantenere i contatti tra i prigionieri e i loro familiari, di assisterli e far loro giungere i soccorsi.

 

 


La fame fra gli internati del campo di Laterina: un prigioniero chiede al parroco "un pezzo di pane, anche duro". (Archivio della Prepositura di Laterina, APL)

Il 20 ottobre 1945 vengono trasferiti dal campo di Coltano (Pisa) a Laterina 5.000 prigionieri fascisti e repubblichini. (APL)

I prigionieri del campo chiedono al parroco, oltre al pane, castagne, fichi, carne in scatola. (APL)


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