I tedeschi commisero una serie di violenze contro i prigionieri di guerra, che divennero sempre più brutali nel maggio e giugno 1944. Queste violenze furono compiute durante i trasferimenti dei prigionieri con marce forzate nel percorso dal Campo alla stazione ferroviaria di Laterina e a quella di Montevarchi.
I crimini perpetrati contro i prigionieri di guerra sono stati ricostruiti sulle testimonianze, rilasciate nell’anno 1945, da ex prigionieri che avevano partecipato alle marce e che furono testimoni diretti di questi crimini, in occasione delle indagini aperte dai tribunali militari inglesi sui crimini contro i prigionieri di guerra, conservate al Public Record Office di Londra.
Da queste testimonianze non si può stabilire il numero esatto dei prigionieri uccisi dai tedeschi durante gli spostamenti verso la stazione ferroviaria. Trenta o quaranta vittime potrebbe essere una cifra vicina alla realtà; i prigionieri uccisi non furono solo inglesi e sudafricani, ma anche soldati americani.
Man mano che i prigionieri alleati catturati al fronte, e gli italiani rastrellati affluivano al Campo di concentramento, i tedeschi organizzavano il loro trasferimento a piedi o con automezzi verso la stazione ferroviaria di Laterina; qui i prigionieri venivano caricati su vagoni merci e deportati nei campi di lavoro della Germania: la destinazione era lo Stalag VII A a Moosburg, vicino a Monaco di Baviera.
I prigionieri transitati per il campo ricordano nelle loro testimonianze il sudiciume, le nuvole di insetti, la dissenteria. Il campo ospitava in media 2000 prigionieri. Si scavavano ancora latrine all’esterno, il puzzo era insopportabile, il cibo consisteva in una tazza di minestra e un pezzo di pane nero.
Nei dieci mesi di occupazione tedesca del campo vengono organizzati diversi tentativi di fuga; spesso si tratta di fughe collettive, ma la repressione è immediata e ci sono morti e feriti.
