Il campo di Laterina |
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Le strutture del campo
di concentramento di Laterina, visibili in piccola parte ancora oggi,
inglobate nella zona adibita dal piano regolatore ad insediamento
industriale, hanno avuto una vita lunga, durata circa un ventennio, all’interno
del quale si distinguono tre periodi, corrispondenti
a tre diverse destinazioni del Campo: . Per prigionieri di guerra (1941-1945) . Per internati civili ex fascisti (1945-1946) . Per profughi provenienti dall’Istria e Venezia Giulia (1948-1963)
Nel 1941 viene avviata a Laterina la costruzione di un grande campo per prigionieri di guerra, contrassegnato con il n. 82; il luogo scelto è la piana posta a valle di Laterina, distante 200 metri dalla periferia del paese, tra la strada provinciale per Arezzo e l’Arno. Il campo dipendeva dal Ministero della guerra ed era tenuto dalle forze armate italiane. Doveva accogliere i prigionieri di guerra inglesi e dei dominions (canadesi, australiani, sudafricani neozelandesi), catturati dalle forze armate italiane nei vari fronti di guerra: nell’Africa settentrionale, nei Balcani, in Grecia. Si trattava di uno dei maggiori campi di concentramento per prigionieri di guerra: il progetto iniziale del campo prevedeva di poter concentrare fino a 12.000 prigionieri. L’intero perimetro occupava una superficie di 15 ettari. Era circondato da un reticolato con doppio filo spinato sorvegliato da alte garitte dove stavano di guardia i militari italiani. All’entrata del campo c’erano gli edifici in cui alloggiavano i soldati italiani, gli ufficiali e il comandante, il colonnello Teodorico Citerni. I militari italiani di servizio al campo erano 800. Il campo nell’agosto del 1942 comprendeva solo un edificio in muratura, la cucina. In un lato erano alzate numerose tende da campo, in ognuna delle quali alloggia ciotto prigionieri. |
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Immagine del campo nel 1942. (Raccolta Frank Unwin) |
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