Il campo di Renicci

dopo la smobilitazione del campo



Il campo di Renicci nel 1943 visto da F. Balenitz, uno degli internati. (Raccolta Bartolomei)



Poco dopo la smobilitazione del campo, la popolazione del luogo e più tardi anche quella di Anghiari, saccheggiò i magazzini e gli uffici di Renicci. Anche molte baracche furono smontate. Il saccheggio durò tutta la notte e tutta la domenica 15. Poi intervennero le milizie fasciste ed i tedeschi che riportarono la calma. Al campo rimasero 500 vecchi e malati, alcuni carabinieri ed il dottor Fausto Moriani.

Dopo molti anni F. Balenitz, in visita a Renicci, consegnò al pievano don Fabio Bartolomei questo disegno, nel quale ricorda la baracca in cui era vissuto. Da notare la struttura, i cavi dell’energia elettrica, il triplice ordine di filo spinato che cingeva il campo, la garitta in legno per la guardia e, sullo sfondo, il castello di Montedoglio, distrutto dai bombardamenti inglesi nell’estate 1944.

 



Alla fine d’ottobre Renicci fu in grado di ospitare gli sfollati dal bombardamento d’Arezzo. Circa un anno dopo, arrivarono gli alleati ed i polacchi s’insediarono in quel che rimaneva del campo.


Nel dopoguerra fu trasformato in Deposito di munizioni, ma dopo una mortale esplosione verificatasi il 27 luglio 1946, il campo di Renicci fu, negli anni successivi, restituito ai legittimi proprietari.

 

Renicci, 1946. Il camion usato per il trasporto dei proiettili. (Raccolta Bartolomei)

Renicci convertito in deposito di munizioni. (Raccolta O. Goretti)


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