Il campo di Renicci

le condizioni sanitarie


La denutrizione, la vita sotto le tende, la mancanza di un abbigliamento adatto a sopportare il freddo intenso dell’inverno 1942/43, provocarono molte malattie e la morte di oltre 150 uomini.

Il servizio sanitario interno era affidato ad otto medici, fra cui il dottor Fausto Moriani, ricordato dai prigionieri per la sua profonda umanità. Poiché nei mesi invernali il numero dei malati andava crescendo, molti furono ricoverati negli ospedali della zona: Anghiari, Sansepolcro, Pieve Santo Stefano, Arezzo, Castiglion Fiorentino, Subbiano, ma anche Firenze, Lucca e Pisa.

Anche l’igiene lasciava a desiderare: pidocchi e pulci tormentavano giorno e notte gli internati. Con la buona stagione, gli uomini furono condotti nel vicino Tevere, dove poterono lavarsi e lavare i propri abiti.

La situazione generale in seguito migliorò, anche grazie alla visita del Nunzio Apostolico d’Italia, monsignor Borgoncini Duca.

 


Ecce Homo!, disegno dell’ex internato Nande Vidmar. (museo Novejzte Zgodovine, Lubiana)
Il primo decesso al campo: Jozè Klemencic, di 41 anni. (Archivio Comunale di Anghiari) Cartelle cliniche di internati deceduti in ospedale. (Archivio Storico Confraternita della Misericordia di Anghiari)


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