Mappa
dei campi di internamento civile |
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L’elenco è stato compilato sulla base dei dati presenti nell’Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), Ministero dell’Interno, Direzione Generale di P.S., AA.GG.RR., cat. Massime M/4, dalla busta 122 alla busta 138. | Mappa tratta da M.G. Battistini e C. Di Sante (a cura di), Fascismo e Resistenza nel Piceno, Ascoli Piceno, 2003. |
L’internamento di civili è una misura restrittiva della libertà personale prevista dal diritto internazionale ed applicabile da tutti gli Stati in caso di guerra nei confronti dei sudditi di paesi nemici e di tutti coloro che sono ritenuti "pericolosi durante le contingenze belliche". Durante la seconda guerra mondiale, l’internamento civile venne applicato dal regime fascista per isolare e recludere ebrei italiani e stranieri, rom, antifascisti, sudditi dei paesi nemici e, soprattutto, gli abitanti dei territori occupati dei Balcani. Coloro che erano ritenuti "più pericolosi" venivano relegati nei campi di concentramento, gli altri confinati nelle località d’internamento "libero". Prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 furono attivati 48 campi gestiti dal Ministero dell’Interno, quasi tutti allestiti in edifici già esistenti, ville abbandonate, capannoni industriali, conventi, ex scuole e stabili compatibili, logisticamente e strutturalmente, con le precise richieste avanzate dal Ministero. Altri campi per civili, costruiti con baraccamenti ed attendamenti, furono organizzati dal Ministero della Guerra sia nella penisola che nelle zone di operazione militare dell’ex Jugoslavia, dell’Albania, della Grecia, della Francia e nelle colonie africane. Durante l’occupazione nazista e con la nascita della Repubblica sociale italiana, accanto ai campi già esistenti e rimasti ancora attivi, altre strutture di reclusione furono allestite per internare tutti gli ebrei presenti sul territorio italiano, stranieri, ex prigionieri di guerra, partigiani, renitenti alla leva, lavoratori coatti, militari sbandati ed antifascisti. La reclusione, ma anche la semplice schedatura della maggior parte di queste categorie di persone effettuata negli anni precedenti, insieme alla complicità degli apparati della Rsi, favorì l’individuazione e la cattura di coloro che subirono la deportazione verso i lager nazisti.
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