Quantomeno a partire dalla fine del bipolarismo tutto il sistema della memoria europea rientra in movimento. Il dato più significativo è sicuramente rappresentato dal progressivo affievolimento delle memorie ufficiali costruite dopo il 1945 dagli Stati nazione sui valori dell'antifascismo. Con la frantumazione di questi spazi simbolici centralizzati riemergono ovunque memorie e identità locali a lungo sepolte o dimenticate, spesso portatrici di valori difformi, o apertamente antagonistici rispetto alla memoria centrale. Il fenomeno è particolarmente acuto nel nostro paese, forse anche in ragione della crisi attraversata dall'intero sistema politico. Cinquant'anni di vita repubblicana si concludono in un clima di incertezza sulle ragioni e i significati della nostra storia più recente. Si rende pertanto necessario un ripensamento della nostra tradizione democratica che superi criticamente le rappresentazioni mitologiche che accompagnarono la nascita della Repubblica, ma ridia anche il senso delle conquiste in essa realizzate dal popolo italiano.
L'Associazione trae origine dal convincimento che esista una stretta correlazione tra memoria e democrazia. Ossia che un'espansione della nostra democrazia , quale è resa possibile dalla conclusione della lunga fase storica rappresentata dalla guerra fredda, non sia possibile senza un ampliamento dei quadri della nostra memoria. Dinanzi alla crisi della vecchia identità repubblicana, affidata ai valori della Resistenza e ai partiti di massa, è importante volgersi ad una rappresentazione più fedele delle divisioni e delle contraddizioni che, in molti casi ostacolarono la formazione di una piena appartenenza alla comunità politica nazionale ricostituitasi dopo la seconda guerra mondiale.
L'associazione intende reagire al pericolo oggi presente di una democrazia senza memoria attraverso un programma di ricerca volto, non solo a mettere in luce le amnesie che si sono prodotte nel passato, ma anche a riscoprire le memorie divise e le memorie diverse. Dopo il 1945 la memoria centrale del paese rimane una memoria debole, incapace di integrare e assumere le memorie "periferiche". Basti pensare alla sostanziale estraneità del Mezzogiorno rispetto alla nuova memoria repubblicana , o anche, per altri versi, alle durissime e peculiari esperienze attraversate dalle popolazioni del nordest, che non lasceranno tracce di rilievo nella nuova coscienza nazionale.
Da qui l'impegno programmatico per una ricostruzione particolareggiata delle diverse memorie della Repubblica, volta alla valorizzazione di una molteplicità di esperienze colte nella loro individualità irriducibile. I progetti di ricerca mireranno ad esplorare e rappresentare una situazione caratterizzata dal pluralismo e dalla differenza. Almeno inizialmente una attenzione particolare verrà dedicata alla memoria delle stragi naziste e fasciste perpetrate tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945.
Consapevole di formulare un obiettivo che richiede una grande mobilitazione di energie intellettuali e civili, l'Associazione si rivolge a tutti gli italiani che si sentano interessati e corresponsabili ad una trasmissione della memoria repubblicana. Per questo essa è promossa simultaneamente da sindaci e studiosi (storici, antropologi, giornalisti, scrittori, autori di teatro, del cinema e della TV), ossia da comunità scientifiche, intellettuali e territoriali, reciprocamente impegnate in una stretta collaborazione. All'Associazione aderiscono sia singoli individui che enti locali, istituti di ricerca, riviste. Il suo principio è rigorosamente federativo, volto a realizzare una congiunzione degli sforzi tra centri di iniziativa autonomi, che vogliano tuttavia partecipare, con le proprie risorse e le proprie idee, ad un confronto più vasto.
(Manifesto dell'Associazione del 1998)