Leonardo Domenici

Buongiorno a tutti, benvenuti nel salone de’ Dugento per questo incontro su “Memorie, Bilanci dell’Italia Repubblicana”. Un ringraziamento e un saluto particolare al Presidente Oscar Luigi Scalfaro, siamo sempre molto lieti di accoglierlo e di riceverlo in Palazzo Vecchio.

            Abbiamo visto l’aprirsi recentemente di un dibattito pubblico che ha coinvolto anche le massime cariche e autorità dello Stato sull’idea e identità di patria del nostro paese. Proprio in questo salone abbiamo ospitato recentemente un importante convengo sulla parola "Italia". Un incontro che ha rappresentato una occasione di confronto interessante fra il mondo della cultura da un lato e della politica e delle istituzioni dall’altro. Una occasione di riflessione sulla memoria dell’Italia Repubblicana che assume una veste particolare se vogliamo far incontrare, in maniera più salda e più significativa, la politica e la cultura nel nostro paese. In questi ultimi anni, forse, viviamo il rischio e gli effetti negativi di una separazione fra questi due aspetti della vita pubblica che sono fondamentali e che risultano insieme fondativi di una etica pubblica.

 Credo, quindi, che nel nostro paese, in epoca di riforme, assuma anche un carattere particolare, il ruolo e la funzione delle istituzioni e faccio riferimento molto volentieri a una ricorrenza, a un evento che celebreremo lunedì prossimo nell’aula di Montecitorio. Quest’anno, infatti, ricorre il primo secolo di vita dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, l'Anci che io ho l’onore di presiedere. Mii sembra importante far rientrare nell’alveo della nostra riflessione anche questo avvenimento. L'Anci, fondata a Parma nel 1901 e sciolta dal regime fascista, si ricostituì nel 1946 e ha rappresentato un punto di riferimento unitario per riaffermare il ruolo del comuni nella nostra nazione, nel nostro paese, sia sul piano dell’identità, quindi del riferimento all’idea complessiva di patria, sia anche nel senso della definizione di uno Stato/Nazione che io credo non perda valore, pur in una epoca di globalizzazione come questa.Anzi, io penso che lo Stato/nazione rappresenti un veicolo prezioso, per gli stessi popoli europei, per arrivare alla costituzione di un Europa federata e unita. E proprio all’interno di questo Stato/Nazione i comuni italiani hanno rappresentato, così come nell’Italia Repubblicana, un punto di riferimento essenziale non per affermare che non tutte le organizzazioni statuali sono uguali e non per rinnegare l'identità dello Stato.Ma anzi, quello che è significativo è rivendicare il ruolo del Comune come cellula fondamentale dello Stato. Uno Stato può essere centralistico, ma deve essere basato, a mio, a nostro avviso, su principi dell’autonomismo di ispirazione federalista che mai possono mettere in discussione quello che io definirei il valore della nostra identità unitaria nazionale.

 Ecco perché voglio sottolineare l’importanza e l’utilità di appuntamenti come questi che servono per riflettere e ripensare, in termini di memoria, i percorsi della nostra storia più recente  e a valorizzare ancor più il ruolo europeo e internazionale del nostro paese, della nostra Italia democratica e repubblicana.

Grazie e buon lavoro.